Il termine Karate do in giapponese significa kara “vuoto”, te (o de) “mano”, do “Via” e nasce da un’espressione introdotta dal Maestro Gichin Funakoshi che nel 1936 modificò il termine antico to-de “mano di Cina” [Negli anni ’30 in Giappone, periodo nel quale si preparava la guerra contro la Cina, tutti i segni grafici d’origine cinese furono vietati . Al termine “vuoto” egli diede più significati simbolici: dal rimando a una mente chiara e cosciente, senza egoismi, in grado di riflettere senza distorsioni; a un atteggiamento “diritto” e altruista; fino ad arrivare a dire che «La forma è vuoto, il vuoto è esso stesso forma» e l’appropriato uso e la corretta comprensione del Karate è il Karate-do, ossia l’esercizio della Via.
Il karate è diviso in due specialità:
Kata significa letteralmente “forma” o “stampo”. Si tratta di sequenze composte da gesti formalizzati e codificati che simulano un combattimento contro avversari immaginari.
Il karate tradizionale prevede circa una quarantina di kata originali ai quali vengono ad aggiungersi delle varianti secondo gli stili. La maggior parte di questi comporta una quantità di movimenti (tecniche) compresa tra i venti e i sessanta; si tratta di tecniche di attacco e parata sia con arti superiori che inferiori.
L’importanza del kata si comprende facilmente se si riflette sul fatto che nel corso dei secoli è stato il veicolo di trasmissione e comunicazione delle tecniche di combattimento elaborate.
Il kumite è il “combattimento “, incontro fra due avversari utilizzando tecniche di braccia, gambe, gomiti e ginocchia.
Allenamento
Il karate è fra le attività sportive che richiedono maggior dispendio energetico . Al pari di altre arti marziali è uno sport completo, infatti tutti i muscoli e le articolazioni del corpo vengono coinvolti durante l’esecuzione delle tecniche.
Kata e kumite prevedono diversi tipi di lavoro muscolare:
- nel kata è prevalente l’aspetto isometrico;
- nel kumite quello isotonico.