La tanto amata pasta. Si tratta di un prodotto a base di farina di diversa estrazione, che viene divisa in piccole forme regolari destinate poi alla cottura in acqua rigorosamente bollente con sale, tipico delle cucine regionali italiane. Ogni italiano che si rispetti, richiede la consumazione della pasta almeno una volta al giorno (preferibilmente a pranzo), con condimenti che vanno dalla semplice salsa di pomodoro fino al pesce fresco. Un’ultima indagine ha scoperto una sostanza tossica presente proprio nella pasta: si tratta di glisofato.
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Invece dalle nuove analisi condotte, emerge una situazione che è addirittura peggiorata rispetto al 2018. Se in prima battuta erano state rivenute tracce pesticida in questione soltanto in due paste, questa volta sono coinvolte ben 7 marche di pasta su 20. Un tipo di spaghetti analizzati smentirebbero la teoria secondo cui il grano contaminato dal glifosato proviene sempre dal Canada e invece prodotti con materia prima 100% italiana, rivelano la presenza di pesticida.
Oggi la cautela è senza dubbio inferiore ma la conseguenza è una vera e propria impennata delle importazioni di grano proveniente dal Canada, che, stando a quanto dicono i nostri esperti, già al termine del 2023 si attesteranno sui massimi livelli. Ma cos’è esattamente il glifosato e quali rischi comporta? Si tratta dell’erbicida più diffuso al mondo, per via della sua efficacia e della minore tossicità ma rappresenta un buon esempio di sospetta cancerogenicità.
Nel 2015, un’agenzia per la ricerca sul cancro che si occupa proprio dell’ambito oncologico, ha catalogato il glifosato come sostanza assolutamente cancerogena. Nella sua stessa categoria sono presenti quasi un centinaio di agenti tra cui le emissioni da frittura ad alta temperatura, le bevande molto calde, le emissioni prodotte dal fioco dei camini, soprattutto dalla legna e le carni rosse. Si tratta di sostanze che hanno la possibilità di aumentare il rischio di sviluppare dei linfomi non-Hodgkin.