La logica con cui vengono coltivati i vari orti è molto interessante: gli agricoltori, infatti, studiano quali sono gli ortaggi che maggiormente apportano benessere al nostro corpo e anche quali sono i semi di cui necessita, a rotazione, il terreno. Tra le coltivazioni che non possono mancare ci sono i piselli. Si tratta di una coltura primaverile che ci dona dei frutti in grado di fornire proteine e quindi energia. Fondamentali anche per il benessere del terreno in quanto, dall’unione che ne deriva con il batterio azoto-fissatore, sono in grado di cedere al terreno stesso l’azoto di cui necessita per tutte le coltivazioni che verranno effettuate.
È una pianta che non richiede particolari cure e attenzioni. Necessita di temperature fresche per questo motivo un bravo agricoltore svolge le operazioni di semina dei piselli a cavallo tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera così da non danneggiare i teneri baccelli che verranno prodotti dopo qualche settimana con il caldo torrido che contraddistingue la stagione estiva. Chiaramente anche i piccoli produttori per restare al passo con la grande filiera hanno dovuto, almeno in parte, abbandonare l’idea del solo prodotto fresco e si sono uniti all’alternativa che la vita moderna predilige: i prodotti congelati.
Certamente questi rappresentano una buona fetta del mercato italiano ma, come per ogni cosa, vi sono i pro ed i contro. Oggi vi raccontiamo la storia di una consumatrice abituale di piselli congelati che però, si è ritrovata una piccola larva tra i piselli congelati. La signora, rimasta sconcertata dall’accaduto, ha immediatamente cercato di mettersi in contatto con l’azienda per evidenziare l’accaduto allegando alla mail anche una fotografia della larva ritrovata.
L’azienda le ha risposto dopo qualche giorno scusandosi e spiegando che in quanto si trattasse di piselli raccolti in campi questo spiacevole inconveniente può succedere. Inoltre, hanno rassicurato la signora dicendole che hanno immediatamente attivato controlli intensivi lungo tutta la filiera così da ridurre al minimo il rischio che questo possa accadere nuovamente. La consumatrice non soddisfatta della risposta data dalla ditta responsabile, decide di denunciare l’accaduto pubblicamente servendosi del Codacons.
Anche in questo caso la risposta non tardò ad arrivare: i responsabili del Codacons evidenziano come, purtroppo, non sia stato il primo caso a loro segnalato ed hanno invitato la signora a segnalare l’accaduto all’azienda stessa in modo tale che potesse essere attivato un protocollo di sicurezza più rigido. La risposta terminava con l’avviso che, nel caso in cui la contaminazione fosse stata ben più grave, bisognava rivolgersi alle autorità competenti.