Secondo uno studio condotto in Italia, sono moltissimi gli individui che si trovano in difficoltà nel momento in cui devono ingerire una compressa. Tra le motivazioni sono uscite cose veramente bizzarre, ma le motivazioni principali sembrano essere la forma e, soprattutto, la grandezza. Sono in molti quelli che temono che, a causa delle dimensioni, la compressa non riesca ad oltrepassare le nostre tonsille e completare il suo percorso. In molti, per risolvere il problema, spezzano la compressa in due parti così da ridurre le dimensioni e facilitare l’assunzione.
Da quanto emerge dalle statistiche, questa problematica riguarda maggiormente anziani e bambini, ma la percentuale che riguarda i ragazzi non è comunque da sottovalutare. Sono numerosi gli specialisti che hanno risposto alle nostre domande, prima fra tutte abbiamo chiesto se questa pratica fosse corretta o no: vediamolo insieme. Gli esperti del settore sottolineano come questa sia una pratica piuttosto diffusa tra i pazienti che soffrono di disturbi della deglutizione o di patologie neurologiche come la demenza.
Spezzando la compressa la andremo ad alterare con la possibilità di danneggiare, oltre al rivestimento esterno, proprio il farmaco in sé. Il rivestimento è una parte fondamentale, in quanto protegge lo stomaco da effetti lesivi, ma anche contribuisce a contrastare una diminuzione dell’effetto del farmaco stesso. I medici sostengono che spezzare le pillole certamente contribuisce ad aumentare il rischio di effetti avversi legati al sistema gastrointestinale, ma molto spesso questa è solo la punta dell’iceberg.
Infatti, vi sono dei farmaci, come i gastroresistenti, quelli a rilascio modificato oppure ancora quelli con somministrazione sublinguale, che non possono assolutamente essere spezzati o addirittura triturati neppure utilizzando l’apposito trita compresse. Piuttosto, gli esperti ci consigliano di assumere lo stesso farmaco sotto un’altra forma farmaceutica che può essere sciroppo, soluzione orale o gocce. È interessante uno studio condotto da alcuni medici di RSA sui loro pazienti anziani. Si tratta di gente che, oltre ad avere difficoltà nella deglutizione, ha anche la paura di inghiottire queste compresse.
I medici hanno somministrato la terapia per qualche giorno insieme ad alimenti come lo yogurt o altri cibi di consistenza morbida e facili da deglutire. C’è da specificare che questa pratica non è attuabile in modo universale e quindi meglio non rischiare di abbassare notevolmente l’effetto farmacologico. Esistono, però, delle compresse che è possibile spezzare: quando ciò è fattibile, sulla confezione ci sarà la dicitura “compressa divisibile” e quindi possiamo procedere senza doverci preoccupare di limitare l’effetto farmacologico o di provocare danni al paziente.