La pasta è tra i primi tre prodotti più acquistati dai consumatori italiani. Si tratta infatti di un alimento estremamente economico e versatile, quindi in grado di farci assaporare gusti diversi pur mangiandola ogni giorno. Proprio così, ci sono delle persone che non possono fare a meno della pasta almeno una volta al giorno. Altre persone, invece, tendono ad evitarla in quanto sono convinte che questa sia fonte di troppi carboidrati e grassi che andranno a depositarsi in zone suscettibili del loro corpo.
Un programma televisivo molto seguito ha da poco effettuato un’indagine dalla quale è emersa una triste realtà che in poco tempo ha gettato i consumatori nello sconforto. Si tratta di alcune analisi eseguite su campioni di pasta italiana appartenenti a grandi marchi noti: le notizie non sono per niente rassicuranti ed il colpo è ancora più duro in quanto sono state minate delle marche che tutti noi credevamo essere tra le migliori per il rapporto gusto e salute.
Ciò che ha sconcertato, e non poco, sia chi ha eseguito gli studi e poi anche tutti noi è stata la percentuale in cui alcuni pesticidi sono stati ritrovati sui campioni di pasta analizzati. Queste sostanze chimiche, certamente aiuteranno a mantenere il cereale a riparo da eventuali contaminazioni da parte di insetti, ma sono loro stessi che vanno a ledere la qualità e la bontà del prodotto, in quanto vanno a sviluppare delle sostanze che per l’uomo sono veramente molto pericolose, addirittura nocive.
In poco tempo tutte le maggiori associazioni a tutela dei consumatori si sono schierate a fianco dei cittadini chiedendo maggiori tutele e informazioni. Infatti, la maggior parte delle volte questi elementi tossici non vengono riportati sulle etichette e quindi ci viene impedito di compiere un acquisto del tutto consapevole. Il consumatore ha il diritto di essere a conoscenza di tutti i trattamenti che le materie prime hanno subito, così da poter essere libero di comprendere se l’alimento rispetta il suo volere oppure no.
L’elemento che ha tanto suscitato scalpore è il glifosfato: si tratta di una sostanza nociva che viene inserita nel terreno per aiutarlo a preservarlo. Questo pesticida è stato utilizzato in quantità talmente elevate che il terreno non è riuscito ad assorbirlo completamente tanto che la nuova semina del grano è avvenuta con la presenza del pesticida: questo ha comportato la contaminazione dell’intero raccolto. Gli esperti raccomandano quindi di non fidarsi ciecamente della marca, bensì attenzionare quanto più possibile informazioni che ci vengono date sull’etichetta.