Tracce di mercurio nel pesce: ecco quelli che lo contengono

Oggi ci occuperemo di una notizia allarmante: la presenza di mercurio nel nostro pesce. Soprattutto in questi ultimi anni, infatti, si sta sempre più parlando del grande rischio di tracce di  mercurio all’interno del pesce di grande taglia, come ad esempio il tonno e il pesce spada. Accanto a varie segnalazioni e ritiri di lotti dal mercato, sono molteplici i pareri degli esperti che mettono in guardia soprattutto le donne incinte sul consumo di pesce.

Il mercurio è una sostanza che viene rilasciata nell’atmosfera dalla combustione del carbone, del petrolio e del gas naturale ed ora, numerose tossine, sono riuscite a filtrare nelle nostre uniche fonti di acqua dolce e salata, inquinando per cui, tutta la vita marina e di conseguenza il nostro corpo quando le mangiamo.

Per poter tenere a bada la tossicità del mercurio, l’unico modo è quello di limitare il consumo di pesce a soli 220/280 gr a settimana optando magari per frutti di mare biologici e allevati in fattoria che contengono quantità minori di mercurio come ad esempio: il salmone selvatico dell’Alaska, il granchio, l’anguilla. i gamberetti. E’ bene essere a conoscenza del fato che più il pesce è giovane e piccolo e allora più è sicuro in quanto la quantità di mercurio aumenta ogni volta che un pesce più grande mangia uno più piccolo. Quali sono i pesci che contengono una più alta quantità di mercurio?

Il primo è il Tilefish che contiene una media di 219 microgrammi di mercurio, esso è originario del Golfo del Messico e sta proprio in cima alla lista dei frutti di mare contaminati dal mercurio; esso è seguito poi dallo squalo, dal pesce spada, dallo sgombro, dal tonno (anche quello in scatola, ovviamente), dall’aragosta americana e dal merluzzo. Ma che rischi comporta l’assunzione di mercurio?

La principale via di esposizione umana al metilmercurio avviene quindi proprio attraverso il consumo dei grandi pesci predatori marini sopra citati, ma anche di balene e di delfini. Gli effetti (chiaramente negativi) sull’uomo includono dei gravi danni a tutto il sistema nervoso centrale, al cuore e perfino al sistema immunitario. Purtroppo, però è stato dimostrato che anche il cervello in via di sviluppo dei feti e dei bambini è particolarmente vulnerabile e quindi fortemente a rischio e questo è il motivo per cui una rivista importante ha sottolineato la necessità di evitare questo consumo in gravidanza o il allattamento.