Tonno in scatola, non esiste al mondo alimento più pratico di questo. Si tratta di un cibo che generalmente viene preparato con il tonno della specie albacares o “pinna gialla”, un pesce d’acqua salata che appartiene al genere Thunnus e alla famiglia Scombridae.
Per realizzare questo semplice alimento, solitamente vengono usati il muscolo e i frammenti del pesce, che dopo essere stato pescato viene ben pulito, cotto nell’acqua, sgocciolato per bene, inscatolato con l’aggiunta di olio e poi sterilizzato. Il tonno pinna gialla si può trovare in quasi tutti i mari caldi del pianeta, in particolar modo nell’Atlantico meridionale nel Pacifico occidentale, nel mare Caraibico, nell’oceano Indiano e lungo tutte le coste portoghesi dell’Atlantico. Quando non si deve mangiare il tonno in scatola?
Il consumo del tonno in scatola è assolutamente sconsigliato a tutte quelle persone che assumono gli antitubercolari, perché se contiene l’istamina allora potrebbe causare degli eventi cardiovascolari e degli episodi ipertensivi. Quali sono i benefici e le controindicazioni del tonno in scatola? Possiamo affermare che il tonno in scatola è una grandissima fonte economica di acidi grassi omega 3. Queste sostanze aiutano a prevenire le malattie cardiovascolari ed aiutano a tenere sotto controllo i trigliceridi e la pressione sanguigna. Gli omega 3, inoltre, hanno degli effetti benefici sulla memoria e sull’umore.
Il tonno contiene anche delle elevate quantità di fosforo, che mira a promuovere il corretto sviluppo di ossa e di denti. Questo pesce ha anche un elevato contenuto di potassio che aiuta nella prevenzione dell’ipertensione. Bisogna fare una particolare attenzione al consumo di questo alimento in quanto è assolutamente sconsigliato a chi soffre di allergia al tonno, anche se esso dovrebbe essere molto meno allergenico di quello fresco. In generale il tonno in scatola, essendo però un predatore di grandi dimensioni, ha maggiori probabilità di contenere mercurio, motivo per cui è consigliabile non assumerne quantità troppo eccessive.
Questa sostanza è un componente naturale della superficie della Terra che, pur essendo rilasciato nell’ambiente dalle rocce, dai vulcani e degli incendi di terreni boschivi, la sua presenza deriva soprattutto dalle attività svolte dall’uomo, tra cui l’uso del carbone per produrre energia e per l’uso domestico. L’ingestione del mercurio inorganico è pericolosa perché può causare la malattia di Minamata, caratterizzata da atassia, parestesie alle mani e ai piedi, debolezza dei muscoli, indebolimento del campo visivo, gravi danni all’udito e difficoltà nell’articolazione delle parole.