Quando si beve la birra? Ecco l’orario perfetto

La birra è una delle bevande più amate in assoluto. Quando si decide di portarla in tavola, è molto importante considerare anche l’orario. Se vuoi sapere quali sono le ore migliori per bere birra, prosegui nella lettura di questo articolo.

Quali sono i benefici della birra?

Sono diversi gli studi che, nel corso degli anni, hanno approfondito i benefici della birra. In questo novero è possibile citare una ricerca, i cui dettagli sono stati pubblicati sulle pagine della prestigiosa rivista Lancet.

Gli esperti che l’hanno condotto – un team di ricerca olandese – hanno scoperto che la birra è in grado di proteggere il cuore. In che modo? Aumentando i livelli di colesterolo HDL, ossi quello buono.

Altre evidenze scientifiche hanno portato invece alla luce gli effetti del luppolo, ingrediente principale della birra, sui livelli di omocisteina, aminoacido coinvolto in maniera profonda nel rischio cardiovascolare.

Attenzione, però: per quanto riguarda lo studio olandese, è bene fare presente che ci sono delle indicazioni specifiche fornite dagli esperti in merito agli orari migliori per assumere birra. Quando sarebbe il momento perfetto? Al mattino! Sì, hai capito benissimo! Dopotutto si tratta di un’usanza con radici nella storia, in quanto nel Medioevo era abitudine dare il via alla giornata con un boccale di birra.

Birra, una bevanda dalle numerose proprietà

La birra è veramente uno straordinario scrigno di benessere. A dimostrarlo ci ha pensato anche uno studio tutto italiano, condotto da un’equipe dell’IRCCS Multimedica di Sesto San Giovanni.

Gli esperti in questione hanno scoperto che dal luppolo è possibile ricavare una molecola in grado di affamare i tumori, colpendo direttamente il metabolismo delle loro cellule. In concreto, sarebbe in grado di ‘tagliare’ i vasi attraverso i quali la massa tumorale si nutre, dando corpo a una strategia nota come anti-angiogenesi.

Nel caso del luppolo, a provocare questo effetto importantissimo sarebbe una molecola nota come xantumolo. Si tratta di un polifenolo in grado di agire sulla proteina chinasi, a sua volta attivata dall’adenosina mono-fosfato.

Come sottolineato dalla Dottoressa Albini, autrice senior dello studio, l’adenosina mono-fosfato è un sensore energetico in grado di attivarsi in risposta ai cambiamenti metabolici. L’azione dello xantumolo su questa molecola si tradurrebbe in una riduzione della capacità proliferativa del tumore.

Quest’ultimo, grazie al polifenolo presente nel luppolo sarebbe interessato da una riduzione della sua capacità di formare strutture simil-capillari. Concludiamo ricordando che un aspetto interessante e positivo di questo studio riguarda il fatto che, dietro al risultato, c’è un gruppo di ricercatori tutti giovanissimi e under 35.